BIOGRAFIA

Stefano Spagnoli, Parma 1946

“Maestro d’arte”

Mi considero da sempre un fabbricante di figure e da sempre rimuovo la mia genetica vocazione piegandomi alla solidità deviante del principio di prestazione. Per sfuggire alla chimera, ho fatto il facchino, il commesso, il legatore, il decoratore, l'insegnante, il soldato, il giornalista, l'inventore di fiere, il pubblicitario e perfino l'assessore. Ma in tutto questo volonteroso fregolismo non ho mai abbandonato la mia amante e ho prodotto fino a ora più lavoro di dieci Morandi messi in catena di montaggio. Con felicità auto terapeutica e con irrefrenabile piacere del fare, senza mai limitare il gioco della competizione e del metodo d'impresa.

Pur conoscendo perfettamente le regole del successo, non ho mai pagato un critico, un gallerista, un’inserzione pubblicitaria. Ho soltanto dipinto e il mio corredo bibliografico è dovuto all'apprezzamento anomalo e disinteressato di amati compagni di strada. Sono fiero della mia stupidità e non mi sento affatto solidale con gli usi e i costumi di questa scalcinata e decadente aristocrazia di virtuosi e committenti. La ricerca, il mercato, il collezionismo fluttuano nell’astorico e nella tossicità. Viviamo il trionfo del già visto, nell'iper valore in odore di riciclaggio, del gag squadristico e pre-apocalittico con il peso, inoltre, del fardello di una resuscitata definizione del lavoro artistico, più che mai romantico-reazionaria. Il valore che canonizza l'unicità del segno, anche se estremo e paradossalmente antiborghese, beatifica insieme l'artefice e il committente in un Nirvana ridicolo e super-omistico. Meravigliosi, struggenti gli sgocciolamenti di ducotone che costano come venti Botticelli, mezz'orette di tardivi espressionismi astratti, più care di trenta e più anni dell'indispensabile e onesto lavoro di un paramedico o di un operatore ecologico. Continuo a desiderare l'utopia tradita nella quale tutti, a tempo perso dipingono, e amo la maniera feconda e ricca ancora dei canoni antichi dell'esistenza e del piacere del fare.

Decoratore di transatlantici, inventore di fiere come Mercanteinfiera (la più grande rassegna di Modernariato del mondo), assessore alla cultura della città di Parma negli anni dei grandi restauri, del Centenario Verdiano e della Mostra del Parmigianino, consigliere delle Fondazioni Teatro Regio e Magnani Rocca.

Tra le sue mostre  più significative:

  • Convergenze 8, Galleria degli Antichi, Sabbioneta (Mn), 1968
  • La regressione della specie, Libreria Feltrinelli, Parma, 1971
  • Metamorfosi, Galleria del Correggio, Parma, 30 gennaio-19 febbraio 1971
  • Paul Klee. Ritratti di amanti mai possedute, Golf Club Le Fronde, Avigliana (To), 1975
  • Ars combinatoria, Galleria d’arte La Sanseverina, Parma, 1994
  • Wunderkammer, Caffè Arti e Mestieri, Reggio Emilia, 2 ottobre-19 novembre 1999
  • Collettiva artisti contemporanei, Galleria L’ariete, Bologna (Capitale europea della cultura), 2002
  • Ars combinatoria, Fusion Art Gallery, Torino, 26 maggio-28 luglio 2006
  • Nelle felici stanze, Palazzo Pigorini, Parma,18 giugno-15 luglio 2007
  • Stefano Spagnoli: confronto con Ugo Nespolo, Art Gallery, Parma, 2010
  • Frammenti di una biografia immaginaria di Paul Klee, Spazio Lavit, Varese, 5-27 novembre 2010
  • Il piacere del fare, Galleria Robertaebasta, Milano, 16-30 aprile 2011
  • Minima Amoralia, Spazio Lavit, Varese, 4 ottobre-19 novembre 2014
  • Stefano Spagnoli, Museo di cultura italiana, San Francisco (Ca), Usa, 2018